HomeEsteri Tunisia sull’orlo del collasso, Stoltenberg: “Presenza russa in Africa”

Tunisia a rischio default
Bloccato il prestito Fmi
da 1,9 miliardi

Stoltenberg: "Presenza russa in Africa"

Tajani: "Dare subito aiuti a Saied"

di Sofia Zuppa27 Marzo 2023
27 Marzo 2023

Un paese al collasso con un tasso di inflazione del 10 per cento, un debito pubblico che sfiora il 100 per cento del Pil e un tasso di disoccupazione stabile al 15 per cento. Se il presidente tunisino Kais Saied non riuscirà a sbloccare il prestito da 1,9 miliardi di euro congelato nelle casse del Fondo monetario internazionale, il paese rischia la bancarotta a breve e questa crisi potrebbe coinvolgere l’Europa. Le persone sono stremate e non riescono più a sostenere i prezzi in crescita di beni di prima necessità. Non è dunque da escludere che a breve aumenteranno i flussi migratori, come sottolineato dall’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell: “Se la Tunisia affonda c’è il rischio che i flussi migratori aumentino e la possibilità di ulteriori instabilità nella regione”. In merito è intervenuta anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: “Sosteniamo l’Unione europea nella sua azione contro l’immigrazione illegale, lavoriamo con partner come Mauritania e Tunisia per rafforzare la loro capacità e dunque la loro stabilità”. 

La mano russa pende sull’Africa

Il segretario aggiunge un’altra nota significativa: “Abbiamo visto l’aumento della presenza russa in Africa”, confermando il parere del ministro della Difesa della Repubblica italiana Guido Crosetto che tempo fa aveva accusato il gruppo paramilitare russo Wagner capeggiato da Evgenij Prigozhin di aver contribuito ad aumentare volutamente gli sbarchi dall’Africa settentrionale. Il ministro della Difesa aveva detto che “l’aumento esponenziale del fenomeno migratorio è anche, in misura non indifferente, parte di una strategia chiara di guerra ibrida che la Wagner sta attuando”. È infatti noto come il gruppo affiliato alla Federazione russa abbia cellule attive in Libia e in particolare in Cirenaica, la zona orientale della regione, da cui derivano molti migranti sbarcati in Italia a partire dall’inizio del 2023. A seguito delle dichiarazioni la Wagner avrebbe posto sulla testa del ministro della Difesa italiano una taglia di 15.000 di dollari. Adesso la Nato conferma il sospetto.

La preoccupazione dell’UE per l’aumento dei flussi migratori

Secondo la premier Giorgia Meloni, il tracollo della Tunisia vorrebbe dire per l’Italia altrettanti sbarchi: “Sulle coste italiane nel giro di un anno potrebbero riversarsi quasi 200mila migranti”. Dello stesso avviso anche il ministro degli Esteri Tajani: “Non possiamo perdere tempo, abbiamo il dovere di aiutare la Tunisia perché se si apre il fronte tunisino rischiamo di avere nel Mediterraneo decine, forse centinaia di migliaia di persone che si sposteranno”. Per questo motivo il governo italiano intende convincere l’amministrazione Biden a sbloccare il prestito miliardario. Il ministro Tajani è in costante contatto con il segretario di Stato Antony Blinken ma la trattativa non sembra affatto facile. Non è un segnale positivo nemmeno il taglio dei fondi del Dipartimento di Stato per l’assistenza al governo tunisino. Per il 2024 infatti sono stati stanziati 68 milioni di dollari, la metà di quelli richiesti da Saied, ma gli americani chiedono solide garanzie: un piano di riforme sostenibili, lo stop alla repressione contro giornalisti e oppositori e l’allentamento dei rapporti con la Russia e sembra che la Tunisia non abbia tali requisiti minimi per poter ottenere il prestito dal FMI. Intanto Bruxelles forse ha previsto un prestito della Commissione europea al governo tunisino da 900 milioni di euro, diviso in tre tranche da 300 milioni l’una, ma i Paesi membri Ue sono divisi tra chi, come l’Italia, chiede di inviare i fondi e chi invece ritiene improponibile un finanziamento miliardario a un regime autoritario. 

Le parole del presidente tunisino hanno già fatto aumentare gli sbarchi

Questa situazione potrebbe colpire l’Europa in termini di nuovi ingenti flussi migratori, già molto consistenti a seguito delle parole del presidente tunisino Kais Saied quando, nel corso di una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale lo scorso 21 febbraio si è scagliato verbalmente contro le “orde di migranti clandestini” all’origine di “violenze e crimini” che giungono nel Paese ormai da anni e che provengono da tutta l’Africa continentale. Al culmine di tali dichiarazioni il presidente ha varato misure contro i subsahariani contro i quali si sono scatenate violente aggressioni da parte della popolazione locale, che poi sono diminuite lasciando comunque un razzismo quotidiano. Secondo dati ufficiali sarebbero 21mila gli immigrati provenienti dall’Africa continentale e stabilizzatisi a Tunisi in cerca di un lavoretto o dell’occasione giusta per salpare alla volta dell’Europa. Finora, dall’inizio dell’anno, dalla Tunisia sono arrivati più di 12mila migranti sui barconi, il triplo rispetto allo stesso periodo del 2022.

 

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